Gozzo, the Italian Riviera fishing boat
La Liguria ha molte sfaccettature e molte sfumature, ma se passeggiate lungo la sua costa sarete sempre accompagnati dalla presenza del gozzo ligure.
I gozzi sono quelle barchette colorate che riempiono i porticcioli liguri anche durante la stagione invernale e lo fanno dal XVII secolo quando, finiti gli attacchi dal mare, si diffuse la pratica della pesca costiera.
Tradizionalmente sono in legno, ma ora iniziano a diffondersi anche quelli in vetroresina, più leggeri e soprattutto di più facile manutenzione e minor costo. I cantieri che li costruiscono sono diffusi in tutta la regione e visitarli ha un fascino speciale e, non fosse per il costo, uscirne senza averne acquistato uno sarebbe una rarità!
Il gozzo ligure alle Cinque Terre
Ancora oggi i gozzi vengono costruiti a occhio, basandosi sull’esperienza e la conoscenza del tratto di costa nel quale navigheranno. Si tratta di un’arte di bottega che si tramanda di generazione in generazione. A Levanto ad esempio è famosissimo il cantiere di Schiaffino, che costruisce gozzi da sempre, con liste d’attesa infinite!
Se durante l’estate colorano i porticcioli e gli scali liguri, durante l’inverno o in caso di mareggiata non è insolito trovarli parcheggiati per le vie dei nostri borghi marinari, dove spesso son giaciglio di pigri e fieri gatti locali, come a Vernazza.
Originariamente si trattava di imbarcazioni a remi, ma oggi vengo utilizzati solo durante la pesca o per ormeggiare in zone in cui l’accensione del motore è vietata.
Il motore può essere fuoribordo – tipo quello dei motoscafi, ma molto più piccolo – oppure entrobordo ed è proprio quest’ultimo a produrre quel borbottio a noi liguri tanto caro. Come un canto sordo che in qualche modo riflette il nostro mugugno… Viene inserito in un apposito vano al centro dell’imbarcazione, per evitare che questa si appoppi, e viene collegato all’elica di poppa a sua volta collegata ai caratteristici timoni a barra in legno.
I miei gozzi preferiti però sono quelli che armano la vela latina, come il mio. Montano un unico albero centrale al quale viene issata la vela latina mediante un’antenna. Molto spesso vi viene montato anche un bompresso per lo spinnaker.
Qualsiasi variante si scelga, navigare con il gozzo è un lento piacere, già che tendenzialmente lo si fa sottocosta e la velocità media non supera mai i 5/6 nodi. Una panoramica crociera privata tra Levanto e le Cinque Terre…
Anche una volta gettata l’ancora nella caletta prescelta i lati positivi non mancano: il dondolio costante culla, il lento sciabordio contro lo scafo poi concilia la meditazione e più spesso la pennichella pomeridiana.
Questa mia visione vacanziera del gozzo però è poco purista, va detto. Come accennato all’inizio del post, questo tipo di barca nasce per la pesca costiera, praticata all’amo – con palamiti, canne, bolentini o lenze morte – oppure con nasse o reti. Negli ultimi tempi l’itt-turismo ligure si sta sviluppando molto e quindi un’esperienza di questo tipo è resa possibile anche a curiosi o neofiti che vogliano approfondire le loro conoscenze in materia di pesca.
Io continuo a farmi cullare…