Domenica il meteo ci ha regalato una splendida giornata primaverile fuori stagione e ne abbiamo quindi approfittato per una gita pomeridiana alla scoperta del cosiddetto “Borgo Rotondo”, Varese Ligure, che dista solo una quarantina di chilometri da Levanto.

Una gita a Varese Ligure

Il borgo fa parte dei “borghi più belli d’Italia”, insignito nel 2006 della bandiera arancione, rientra nell’ormai rinomata “Valle del Biologico” ed è, secondo Legambiente, il comune più ecologico d’Italia, anche grazie alla sua centrale eolica.
Questa però è storia recente, il borgo risale addirittura all’epoca bizantina e la sua importanza storica fu da subito segnata dalla privilegiata posizione geografica, crocevia tra Genova, Parma e La Spezia lungo il fiume Vara e quindi fin da subito sede di un mercato di scambio.

La storia

Il borgo sorse in base ad un vero e proprio progetto di insediamento studiato a tavolino e dai Fieschi nel XIII secolo ed è per questo che ancora oggi se ne ammirano le case in muratura tutte identiche fra di loro.

Dopo una serie di passaggi di potestà tra nobili famiglie genovesi e della Val di Taro, a metà del XVI secolo Varese passò sotto la Repubblica di Genova, fino alla riorganizzazione del territorio voluta da Napoleone che nel 1797 annesse la neo Repubblica Ligure all’Impero di Francia, nominando Levanto capoluogo del dipartimento.

Cosa vedere

Molte tracce della storia del borgo sono ancora ben visibili ed apprezzabili. Oltre alla toponomastica che porta con sé i vari passaggi dal periodo bizantino in poi e la struttura del paese medievale ancora intatta, immenso valore ha il Castello Fieschi, che accoglie chi arriva in paese ed impressiona con le sue due torri difensive, dette “del Piccinino” e “di Manfredo Landi”.

Importante storicamente fu anche il Castello Fieschi sul Monte Tanano, oggi però solo un rudere, anche perché le sue mura vennero distrutte per farne materiale da costruzione per le case del Borgo Rotondo.
Resti della cinta muraria sono ancora visibili qua e là, ma il fulcro di tutto è senza dubbio il borgo in sé, con le sue case in pietra disposte ad ellisse e caratterizzate da portici e carruggi laterali lungo tutto il perimetro, sede di magazzini e botteghe artigiane dal grande fascino. Molto bella anche la Torre civica ed il Ponte di Grecino.

Una curiosità per gli appassionati di storia e letteratura come me… nel centro storico si trova anche Palazzo Ferrari, nella cappella si celebrarono le nozze tra il marchese Domenico Pallavicini e Luigia Ferrari a cui Foscolo dedicò l’ode “A Luigia Pallavicini caduta da cavallo”.

Andandovi fuori stagione abbiamo avuto la fortuna di passeggiare per questo borgo praticamente immutato nei secoli da soli, accompagnati solo dal rumore dei nostri passi sui ciottoli di pietra e dal profumo pungente della legna arsa.

Atmosfera ideale per fantasticare e come non immaginare quando al risuonar dei passi doveva aggiungersi quello degli zoccoli di cavalli e muli, amplificato dal basso porticato e sicuramente i suoni delle varie botteghe e il vociare del mercato attivo costantemente e gli odori di cuoio e segatura. Un vero tuffo nel Medioevo!

Le botteghe storiche di Varese Ligure

Tra le svariate botteghe ancora esistenti ed attive, la mia passione-malattia per scarpe e borse mi ha condotta sulla soglia della Calzoleria Marenco, un paradiso. 

Qui la produzione è ancora a richiesta e su misura, a partire da un modello esistente o da una semplice idea personale, secondo una moda o solo per soddisfare l gusto personale del cliente. Tutto è fatto completamente a mano, dai primi passi all’ultima cucitura e pulizia e lucidatura son garantiti gratuitamente a vita…

Vi consiglio di aprire la porta ed entrare, non fosse che per il fascino di questo piccolo laboratorio, culla di vere opere d’arte. 

I Croxetti

Un’altra bottega a mio parere da non perdere è quella di Pietro Pacetti, un ex bancario ora artigiano creatore di stampi in legno per i “croxetti” o in italiano corzetti

Si tratta di una pasta fresca tipica della zona, come una piccola e tonda lasagna, decorata con questi stampi, che riproducono disegni più o meno antichi, personalizzati in base alle casate e agli avvenimenti da festeggiare. Questi disegni non hanno solo una funzione estetica però, trattengono infatti il condimento e pare che la pressione esercitata per stamparli non consenta alla pasta di scuocere…

Oltre al sugo di carne o il tradizionalissimo pesto, sono ottimi anche con quello bianco, a base di pinoli, aglio e maggiorana.
Ho comprato uno stampo e appuntato la ricetta. Ora non mi resta che attendere la prima domenica di buona volontà per rimboccarmi le maniche, stendere la sfoglia e pestare i pinoli nel mortaio.

Vi farò sapere! E poi ormai ho promesso a Pietro che li avrei cucinati…

Vi consiglio veramente di venire a passare qualche ora in questo paese “di frontiera”, oasi di tranquillità ideale dopo aver visitato le frequentatissime Cinque Terre, che saprà offrirvi tutto il fascino del passato e i cui artigiani vi accoglieranno con gioia.